Lascia quanto meno perplessi l’idea che solo tra qualche anno la cura della nostra salute possa essere affidata a diagnosi rese con l’impiego della sola Intelligenza Artificiale, o che analogamente le controversie che riguardano la gestione dei nostri diritti possano essere risolte con sentenze scritte con queste avanzate tecnologie, in assoluta autonomia dall’uomo, ed è egualmente perturbante pensare che il racconto che stiamo leggendo e che tanto ci appassiona, o la musica che stiamo ascoltando e che percorre le vie più remote della nostra anima, non sono frutto dell’estro o della genialità umana, bensì di una fredda applicazione della tecnica algoritmica. E cosa dire quando l’assegnazione delle sedi dei vincitori di un concorso nella scuola pubblica sia avvenuto con l’applicazione dell’apposito algoritmo e che poi, come è già accaduto, di comprensibile ed intelligente c’era ben poco da apprezzare. Un caso in cui la macchina ha dominato e deciso sulla vita dell’uomo. Il discorso potrebbe certamente diventare ancor più angosciante e pervasivo se pensiamo, per un solo momento, che, come previsto, l’uomo possa diventare oggetto di studio e valutazione da parte di questi sistemi. Siamo presi da un senso di comprensibile oppressione e d’impotenza, a causa del sempre vigente principio di esperienza che afferma che: chi ha maggiori conoscenze ha maggiori possibilità di dominio, norma che verosimilmente non farebbe eccezioni, neanche nel mondo degli umanoidi, giacchè per definizione avulsi da ogni umano sentimento.
Se questo è il problema, diventa interessante conoscere le diverse voci dell’ebraismo, che non hanno mancato di levarsi dalle loro diverse sedi e sapere, almeno cosa ha detto qualcuna di queste in proposito. Il Rabbino Scialom Bahbout , con uno scritto pubblicato già nel 2021, ricordava che l’obiettivo ultimo dell’ AI (Intelligenza Artificiale) è quello di sostituire in tutto e per tutto l’essere umano, ma che non bisogna dimenticare il monito proveniente da Dio, che nella Genesi mette in guardia Adamo dal desiderare di sostituirsi al Creatore, giacchè al primo uomo ed alla sua discendenza è stato assegnato il compito di conquistare il mondo e dominare l’ambiente, con tutto quanto in esso contenuto, senza sconvolgerlo ed avvelenarlo, sino al punto di distruggere le specie che lo abitano; all’uomo viene richiesto di conservarle e proteggerle e non di farne di nuove, giacchè a l’ uomo viene assegnato solo un compito di vigile e proficua custodia, in un’ottica di prosecuzione della creazione, in quanto è da escludere che una intelligenza creata dall’uomo possa avere la capacità di distinguere il bene dal male e scegliere, in concreto, ciò che è giusto e ciò che non lo è, come solo l’essere umano è normalmente in grado di fare. Nel ben più articolato scritto del Rabbino non manca un riferimento al folclore medievale, con un richiamo al racconto mitico del Golem. Una sorta di robot antropomorfo, creato dal Rabbino di Praga, con il fango della Moldava, affinchè lo aiutasse e proteggesse la locale Comunità dai soprusi e delle persecuzioni a cui di frequente andava sottoposta. La vita dell’umanoide ebbe fine quando, sfuggito al controllo del suo inventore, per una semplice dimenticanza, cominciò ciecamente a distruggere ogni cosa gli capitasse innanzi, ragion per cui fu necessario abbatterlo. Se fermare il Golem è stato abbastanza semplice, arrestare gli effetti pervasivi delle nuove tecnologie non lo sarà, basti considerare come, oggi, cellulari e computer siano entrati prepotentemente nella nostra vita e gli effetti di isolamento sociale, che comportano, particolarmente drammatici e diffusi tra i più giovani, con l’accrescersi dell’ulteriore rischio di manipolazione e falsificazione delle informazioni a cui restano esposti. In conclusione l’ebraismo offre massima apertura al progresso tecnologico, ma come insegna la leggenda del Golem, purchè sia sempre l’uomo ad avere il controllo della tecnologia e non il contrario. Pertanto viene chiesto a chiunque sia impegnato nella ideazione di sistemi di AI di considerare anche gli effetti indesiderati da queste generati e di porre al centro del proprio agire la tutela e la salvaguardia dei diritti umani. In conseguenza è necessario che le nuove forme di automazione e di attività algoritmica debbano avere criteri decisionali agevolmente conoscibili da tutti, così come i loro scopi ed obiettivi. Questo dovere di esplicitazione è il presupposto affinchè si abbia la necessaria trasparenza nel settore, con la conseguente possibilità di un controllo di legalità.
Giuseppe Sciacca