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ALHAMBRA 31 marzo 1492

LA STORIA ANTICA DI UNA DONNA DI GRANDE ATTUALITA' - Giuseppe Sciacca, 7 marzo 2025

2025-03-07 19:37

Giuseppe Sciacca

Ebraismo,

LA STORIA ANTICA DI UNA DONNA DI GRANDE ATTUALITA' - Giuseppe Sciacca, 7 marzo 2025

L’ evento dell’8 marzo, noto come “Giornata Internazionale della Donna” dovrebbe acquistare una nuova energia, altrimenti avrà sempre più negli anni l

L’ evento dell’8 marzo, noto come “Giornata Internazionale della Donna” dovrebbe acquistare una nuova energia, altrimenti avrà sempre più negli anni la sorte di una festa commerciale di rango non diverso della Festa degli Innamorati, che ricorre il 14 febbraio. Energia in cui deve trasformarsi la rabbia per le devastanti violenze quotidiane che le donne subiscono in quelle parti del mondo dove ideologie religiose le hanno relegate ad un ruolo di non esistenza. Una per tutte, il brutale e non dimenticato  assassinio di Masha Amini, la ragazza iraniana uccisa il 16 settembre 2022, per non aver indossato nel modo corretto il velo, chiamato hijbab, voluto dalla tradizione religiosa.

 E che dire del democratico e progredito occidente, che  dietro l’ipocrisia delle quote rosa, continua a mantenere tutti gli ostacoli di cui è disseminata la realtà delle donne lavoratrici, sia come madri,  a cui di fatto, è reso difficile l’accesso ai presidi di sostegno alla maternità, oppure, a cui di fatto, in ogni caso, continuano, in troppi settori, ad essere negate pari condizioni di retribuzione o di carriera, rispetto ai loro colleghi di genere maschile. Di fronte all’immutato perdurare di queste condizioni di svantaggio, mi suscitano non lievi perplessità quelle donne, di cui certamente non avrò la comprensione, che si dichiarano impegnate nella “ decostruzione del patriarcato” e che quindi non si sono rese conto che la famiglia patriarcale è definitivamente morta, già da tempo, con il secondo conflitto mondiale, che ha portato definitivamente tante donne fuori da casa, che certamente non era una zona confort, per condurle a lavorare nelle fabbriche o nei campi, allontanandole dai compiti di accudimento in cui da sempre erano rimaste sommerse. Eventi a cui hanno fatto seguito le proteste giovanili che si sono platealmente manifestate nei vari movimenti di contestazione che hanno avuto iniziale espressione nel 1968 e sono andati avanti, tra alti e bassi, disperdendosi nei decenni successivi nei vari rigagnoli delle controculture, che hanno mutato radicalmente i costumi e la nostra società. A queste donne impegnate nell’antagonismo demolitivo dei modelli, anche culturali patriarcali e primo tra questi la famiglia tradizionale, vorrei segnalare che il patriarcato ormai, in tutto e per tutto, appartiene al passato, mentre il nuovo ancora non si è definitivamente concretizzato, cosichè in questo spazio temporale di transizione, sono nati i mostri, gli autori di tanti femminicidi, quei soggetti che spesso, per suggellare il loro fallimento nel rapporto uomo donna, non paghi del sangue versato, lo proclamano con il loro suicidio. E che dire di quella selva intrigata, tutt’oggi rigogliosa,  delle molestie che si estendono dall’ambito parentale e familiare a quello del posto di lavoro, che si consuma ogni giorno e sotto ogni latitudine. Se guardiamo alla più antica tradizione ebraica, per cercare una via d’uscita, vediamo che il suggerimento accorato che ne viene alle donne è quello di denunciare, anche quando sostenere l’accusa appare cosa tutt’altro che semplice.

I fatti sono narrati al capitolo XIII del Libro di Daniele. Durante il periodo di cattività, a seguito della deportazione fatta da Nabucodonosor, viveva a Babilonia una donna ebrea di rara bellezza e di grandi virtù, chiamata Susanna, il suo nome significa appunto giglio. Due vecchi magistrati, molto accreditati presso la gente di quella città e che per questo frequentavano abitualmente il palazzo del marito di Susanna, attratti dalle sue grazie muliebri, si introdussero, clandestinamente nel giardino dove la giovane donna, credendosi sola, stava prendendo un bagno per sfuggire alla calura. I vecchi malvissuti, senza alcuno scrupolo, spinti dalla cupidigia, le chiesero di unirsi a loro, sotto ricatto di riferire, falsamente, che avevano scoperto la donna intenta a consumare una relazione adulterina, con un giovane, che a tal fine si era introdotto in quell’area estremamente riservata della dimora. La donna rifiutò e respinse il ricatto, ed i vecchi, così come avevano minacciato, turpemente, inscenarono, senza indugio,  la mendace scoperta dell’infedeltà coniugale. La trassero, quindi immediatamente, in giudizio, avvalendosi dell’ascendente di cui godevano presso la moltitudine che si era raccolta, per l’importante carica ricoperta, seppero convincere, con parole ingannevoli pronunciate ad arte, facendola condannare a morte, a furore di popolo. Mentre la conducevano sul luogo dove sarebbe avvenuta la lapidazione, intervenne il profeta Daniele, che con la forza della sua oratoria, bloccò il corteo ormai assetato di vendetta, indusse alla ragione il popolo tutto e chiese di tornare ad interrogare i due vecchi e turpi accusatori. I quali sentiti separatamente, alla specifica richiesta di indicare in quale parte del giardino Susanna si stesse concedendo al giovane amante, indicarono due luoghi diversi e fu  subito palese che i due accusatori avevano mentito. A questo punto il verdetto fu di assoluzione per Susanna, che venne  restituita al suo onore, al marito ed ai suoi familiari, con i dovuti riguardi. Mentre i due vecchi  mendaci vennero messi a morte per il grave crimine commesso. La fama del profeta Daniele, da quel giorno crebbe a dismisura, giacchè aveva fatto capire al popolo che la violenza contro le donne, non è soltanto una questione privata, che riguarda solo il mondo femminile, ma investe anche direttamente tutti gli uomini, che devono muoversi ed agire contro chiunque consideri il corpo delle donne un oggetto di cui possono avere il dominio per disporrne a  piacimento.

                                                                      Giuseppe Sciacca