Lexikòn

ALHAMBRA March 31, 1492

Un palazzo, le sue stelle

2019-03-22 15:12

Giuseppe Sciacca

Ebraismo,

un palazzo, le sue stelleA Catania, via Leucatia è la trafficata arteria che attraversa il popoloso quartiere di Canalicchio in direzione paesi etnei.

A Catania, via Leucatia è la trafficata arteria che attraversa il popoloso quartiere di Canalicchio in direzione paesi etnei. Il toponimo, successivamente divenuto il nome della via, trae origine da un tempio pagano, che nell’antichità sorgeva nella zona, da cui leukos, bianco e thea divinità. A chiunque la percorra non sfugge un austero maniero in stile neogotico, ornato da una torre merlata che tutti in zona chiamano semplicemente il castello.
L’edifico venne edificato nel 1910 da un ricco commerciante catanese, di origini ebraiche, tale Agostino Mioccio. Le numerose stelle di David che adornano il cornicione che cinge la parte superiore della costruzione, non lasciano dubbi sull’origine del suo primo proprietario. Gli avi del Mioccio erano giunti in Sicilia, verosimilmente già nell’anno 70 d.c., al termine delle guerre che l’impero romano aveva mosso a Gerusalemme e che, malgrado le strenue resistenze, si erano concluse con la distruzione della città e del suo tempio.
Per gli Ebrei l’isola era una meta tanto apprezzata, sia per la relativa vicinanza alla terra d’origine, sia per il clima non molto diverso. Terra che avevano amato, cercandovi, a loro modo, una integrazione, e subendo mille angherie e sopportando una infinità di costrizioni. Ma il 18 giugno del 1492 veniva reso esecutorio, a Palermo, l’editto di Granata, con il quale Isabella di Castiglia e Re Ferdinando di Aragona, sovrani di Spagna, nel marzo dello stesso anno avevano disposto la immediata espulsione di tutti gli infedeli dalle loro terre. Così il 12 gennaio del 1943 gli Ebrei di Catania, che non si erano nel frattempo convertiti, si trovarono spogliati per sempre di ogni loro avere ed imbarcati per lasciare l’isola. Per chi rimase la vita non fu semplice, circa cinquecento finirono al rogo, in quanto accusati di avere falsamente e solo apparentemente abiurato.
Tra chi rimase in molti, negli anni, riuscirono a conseguire posizioni di tutto riguardo. Uno tra questi era il Mioccio che aveva la propria abitazione in un palazzo gentilizio, e pure i magazzini, dove praticava il fortunato commercio dei pellami in via Manzoni. Nel 1910, costui, intraprese i lavori di costruzione del palazzo di Leucatia, avendo in animo di conferirlo in dote alla prediletta tra le figlie, la giovane ed ammirata Angelina, che si apprestava a compiere i diciotto anni e secondo gli usi del tempo era ormai in età da marito.
Ben presto, la fanciulla, che in cuor suo nutriva la speranza di un tenero sentimento nei confronti di un giovane di condizioni non agiate, che a causa del modesto stato non avrebbe mai potuto aspirare alla sua mano, venne, purtroppo, promessa in sposa ad un affermato professionista, più avanti negli anni e per il quale la giovane non provava alcun sentimento e non avrebbe mai voluto provar, giacché la fedeltà al suo amore, anche se platonico, glielo impediva.
Al cospetto dell’impietoso incalzare dei fatti, che inesorabilmente la avrebbero condotta al non voluto matrimonio, il 20 aprile del 1911, la ragazza pose prematuramente fine ai propri giorni, lasciandosi precipitare dal torrione del castello, che avrebbe dovuto accoglierla da sposa. La vera storia di questa sfortunata fanciulla è narrata in modo assolutamente circostanziato e documentato dalla scrittrice e giornalista Rossella Jannello, nel romanzo “La Bella Angelina” edito da Carthago. Dopo l’evento luttuoso che sconvolse la vita dei familiari di Angelina, i lavori di costruzione dell’edificio furono bruscamente interrotti e lo stesso rimase in stato di abbandono, passando, di mano, negli anni, da un proprietario all’altro, che mai si determinarono a completarlo. Nel corso dell’ultimo conflitto venne requisito dall’esercito tedesco, così come tutte le ville della zona, che lo usò per fini bellici. Dopo, e non senza una certa diffidenza popolare, l’immobile rimase in stato di abbandono, sino a quando, nel 1960 il comune di Catania ne ha acquistato la proprietà ed ebbe a ristrutturarlo, per destinarlo dapprima a sede di propri uffici e servizi e successivamente nel 2001 diveniva sede della biblioteca comunale Rosario Livatino e a centro di attività culturali, nonché sede dell’assessorato al Decentramento.
In ultimo, sul finire del 2018, una parte dei locali è stata affidata ad una associazione di studi e cultura ebraica, sorta su iniziativa del noto avvocato catanese Benito Triolo. Ora le stelle che ne adornano il prospetto potrebbero tornare a brillare.